03 febbraio 2007

Essere una Bionda

Se qualcuno, imbattendosi in questo blog utile e interessante come le verruche sui polpastrelli, ancora non avesse capito cosa significhi il termine Blondissma, e cosa sia esattamente una Bionda, ecco una squarcio di vita vissuta che credo spieghi con la stessa chiarezza di un abbagliante dritto negli occhi cosa voglia dire “Essere una Bionda”.
Come scritto nel post precedente, un bel giorno di neve, la mia macchina ha deciso di lasciarmi a piedi in una bella e folclorisitca viuzza a senso unico. Fortuna ha voluto che sulla mia destra ci fosse un posto libero dove piazzare la mia carretta morente. Sfortuna ha voluto che fosse un parcheggio a pagamento, così ho staccato direttamente un assegno alla macchinetta bastarda dei biglietti. Riesco a tornare a casa grazie a un bus che compreso nel prezzo mi fa fare un giro per tutto il Centro Italia prima di portarmi a destinazione. (Al prossimo che si lamenta del perchè non usiamo i mezzi pubblici gli strappo le unghie). Arrivo a casa e vado dritta dal mio meccanico di fiducia. Ormai è tardi e sta chiudendo (grazie bus) ma domani mattina si va assieme a vedere la macchina e se non parte si chiama il carro attrezzi. Fin qua di biondo c’è solo la sfiga, che solitamente è nera però da perfetta sfigata ha iniziato a farsi le meches.

La Bionda è quella che una volta a casa si ricorda che la macchina era in riserva e che forse si è fermata per questo. È quella che a questa idea rimane agghiacciata dalla figura di merda che potrà fare il giorno dopo col meccanico. È quella che rimane alzata fino a mezzanotte aspettando la sua coinquilina per andare assieme a rabboccare un po’ il serbatoio della macchina. E quando arriva, le bionde diventano due. E ravanando per la casa non riescono a trovare nulla che possa contenere un po’ di benzina se non un decanter per il vino. Sono quelle che sotto la pioggia passeggiano per i vicoli silenziosi alla ricerca della macchina con un decanter pieno di benzina in mano. Grazie al coltello del servizio per gli ospiti una tiene aperta la valvola di sicurezza del serbatoio e l’altra versa la benzina. Sono quelle che sorprese da un po’ di gente che usciva da una riunione comunale, non sanno escogitare nulla di meglio che fingersi statue di cera. E per finire, come se il tutto non sembrasse abbastanza assurdo, una delle due ogni tanto tira fuori la macchina fotografica e riprende il tutto.
Non ci credete? Neppure io e la Fabiana! Credo sia per questo che abbiamo fatto delle foto ricordo di questa Missione Sailor.

Vi ricordate quel giochino in cui si racconta la fine di una storia e gli altri devono capire cosa sia successo prima, facendo delle domande chiuse? Ecco, provatelo con i vostri amici. La fine della storia è questa: Una persona sotto la pioggia con un decanter pieno di benzina in mano dice a un’altra persona vicina: “Togli il flash quando scatti cretina!”

...a, per dovere di cronaca, alla fine la macchina non è partita comunque.

1 commento:

  1. noto con malcelato disappunto che l'enorme giacca a vento arancione "Anas" esiste ancora...

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