01 maggio 2013

...e se vostro figlio fosse gay? #02

Avanti così con la pubblicazione dell'utilissimo e carinissimo manuale per genitori che sospettando di avere un figlio gay e mannaggialimortacci magari è pure vero.
A coming out fatto sono tante le domande, i dubbi e le perplessità che possono sorgere. Cominciamo ad analizzarne alcuni.
Uno dei più comuni è ritenere che l'omosessualità del proprio figlio possa essere solo una fase. La faccio breve: uno non dice o ammette di fronte ai propri genitori di essere gay se non è sicuro al 100% della cosa. È vero, certe famiglie possono essere mortalmente noiose, ma inventarsi di essere gay o bisessuali e lanciare la notizia in mezzo al tavolo all'ora di cena come una bomba a mano è davvero poco probabile oltre che masochistico. Ci sono un sacco di modi per mandare giù di testa i propri genitori senza tirare in ballo gli orientamenti sessuali, tipo drogarsi, votare Lega o ascoltare gli One Direction! Tutti sintomi evidenti di disturbo della personalità, comunque.
Tutto un altro discorso sono quei casi in cui un figlio prima di rendersi conto di essere gay deve prima sposarsi e magri avere pure un figlio. Insomma ci sono gay o lesbiche che maturano presto e altri tardi.

Comunque anche i miei genitori quando lo seppero ebbero la stessa speranza. Cioè: secondo loro la mia omosessualità poteva essere solo una delle mie tante fisse (che ammetto, in certi casi sfioravano la patologia), al pari di Enya, Tolkien, I Cavalieri dello Zodiaco, Lotti e Sailor Moon, ecc... Di conseguenza invece che fidarsi di me, decisero di portarmi prima da un psicologo e poi da uno psicanalista. Il primo abdicò ritenendosi non adatto al compito, o almeno così mi dissero, il secondo, consigliato vivamente da un prete amico di famiglia, mise fine al tutto diagnosticando inequivocabilmente la mia omosessualità e distruggendo ogni loro speranza. Fortunatamente lo psicanalista consigliato dall'amico prete non riteneva l'omosessualità una malattia (visto chi lo raccomandava non era una cosa tanto scontata), ma anzi, si rese disponibile per aiutare i miei genitori nel difficile percorso d'accettazione. Ovviamente non accettarono, il paziente ero io non loro, ma questo almeno mi evitò di finire in qualche programma di terapia riparativa o roba simile a base di preghiere e cilici e di mantenere la passione smodata per Enya, Tolkien, I Cavallieri dello Zodiaco e Sailor Moon. Scheeeerzo, ora son passate... non tutte però. E se ne sono aggiunte altre.



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